DIRITTI, DONNE

Donne cancellate

In un corridoio virtuale fatto da 50 pannelli fotografici si susseguono immagini e parole che raccontano le storie di donne “ribelli e indipendenti”, donne lontane – per modo di pensare e di vivere – dalla concezione di donna voluta dagli uomini del tempo, donne la cui “colpa” è stata quella di essere povere, deboli o semplicemente non volute e per questo internate nel manicomio San Martino di Como.

Riemergono così dall’oblio le storie di chi era stata internata perchè “intelligente, cavillosa, litigiosa: poco amante della attività domestica, capricciosa, abile nel creare discordia tra le persone. Molto sensuale. […] il marito constatò subito un temperamento anormale; irascibile per un nonnulla scattava, rompeva stoviliglie, era permalosa, trascurava la casa, aveva pretese di superiorità intellettuale […]” o ancora perchè “non ha parenti che la vogliano a casa” o perchè “trattasi di gente nel massimo disordine morale e domestico per la niuna volontà di lavorare. Si dice che è una famiglia delle più sconce” o infine perchè su una ragazza di 13 anni la forma di “anormalità mentale […] si manifestò con disobbedienza in tutto, delirio di ragionamento, agitazione, tendenza a fuggire dalla casa paterna“.

La cura era per tutte la stessa: elettrochoc, malarica, cardiazol, insulinica.

Stralci di cartelle cliniche che mostrano anamnesi e diagnosi che hanno spento luce e sorrisi dai volti di queste donne e che raccontano di vite dimenticate a cui veniva anche negata la speranza di un contatto con il “mondo fuori” seppellendo lettere mai spedite e risposte mai consegnate, alimentando e creando un baratro di anonime solitudini.

La mostra – curata dal fotografo  Gin Angri – aperta a tutti dal 25 marzo al 20 maggio 2019, è allestita nella galleria accanto all’Aula Magna dell’edificio U6 presso l’ Università di Milano-Bicocca, piazza dell’Ateneo Nuovo, 1 – Milano.

 

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